sabato 25 agosto 2018

MAN ON FIRE

Quello che… non è vacanza se non si organizza un bel barbecue.

CHI E’

Quello che… non è vacanza se non si organizza un bel barbecue, si presenta come un vicino di ombrellone normalissimo perché, come è facilmente intuibile, rivela la sua vera natura solo nel giardino di casa. Perché il Man on Fire possa realizzarsi è indispensabile, infatti, un giardino anche piccolo, una terrazza o, nei casi più disperati, un terrazzino, in grado di ospitare un barbecue.
E’ comunque doveroso trattarlo all’interno di questo blog perché, il più delle volte, è proprio sotto l’ombrellone, quando meno ce lo aspettiamo, che si concretizza il drammatico invito: “ma stasera che ne dite di venire da me per una bella braciata?”.
Quando queste parole risuonano stentoree nel pur cacofonico insieme di rumori della spiaggia, è come se calasse improvvisamente il silenzio. Sentirsi dire “che ne diresti di una bella capata in bocca” potrebbe risultare una proposta ben più allettante perché Quello che non è vacanza se non si organizza un bel barbecue, va precisato, nasconde, dietro questo entusiastico invito, un rapporto estremamente conflittuale con la brace, derivante, probabilmente, da un’infanzia crudele alla mercé di un padre a sua volta Man of Fire, che lo costringeva a soffiare sulla carbonella con ventagli improvvisati per ore e ore, mentre cercava di cuocere quarti di bue e calamari giganti. 
E’ dunque questa la vera natura di Quello che non è vacanza se non si organizza un bel barbecue. Una misera e fragile creatura dall’ego a pezzi e dal disperato bisogno di riscatto che cerca, ogni volta, di portare a termine l’improba impresa per dimostrare di essere migliore del genitore, e che, ogni volta, pur partendo con le migliori intenzioni, pur cercando di caricarsi con ore di training autogeno, ripetendosi ostinatamente che questa volta non sarà un disastro, e che questa volta ce la può fare… in realtà, non ce la fa… MAI.

COME RICONOSCERLO:
Un Man on Fire doc è generalmente riconoscibile solo in corso d’opera. Prima della sua tragica débâcle davanti alla brace nulla può far presagire la sua inettitudine e, anzi, appare estremante competente. La sua sottocategoria, infatti, è quella dei VOX CLAMANTIS, sapienti millantatori che, a parole, sono capaci di qualsiasi cosa e, nei fatti, si rivelano sempre dei cialtroni miserevoli.
Nello specifico, esitono moltissime tipologie di Man on Fire. Elencarle tutte è impossibile, ma riportiamo qui di seguito le principali:
L’IGNIFUGO: è quello che non riesce ad accendere la brace. Nel corso degli anni le ha provate tutte, dalla diavolina al kerosene. Pigne, aghi di pino, pannocchie e fogli di giornale, tutti i materiali più infiammabili del mondo, tra le sue mani sembrano perdere qualsiasi propensione alla combustione. Partecipando a un barbecue organizzato da lui avrete più probabilità di vedere un unicorno che della brace…
IL COITO INTERROTTO: è quello che riesce ad accendere la brace (spesso dopo sforzi atroci), ma non a mantenerla accesa abbastanza da portare a termine la cottura della carne, o del pesce.
IL TORCIA UMANA: è quello che finisce per darsi fuoco, generalmente per pura imperizia, ma in alcuni casi per consapevole scelta autodistruttiva in una sorta di seppuku pirico, al fine di espiare le proprie colpe e il proprio fallimento. 
IL SAUNA MAN: quello che, nel procedere dell’epica impresa, comincia a sudare in modo spropositato. Alcuni esemplari sembrano zampillare come fontanelle. Secondo gli esperti il fenomeno è dovuto all’effetto sinergico derivante dal calore della brace combinato alla sudorazione nervosa. Non di rado questo esemplare comincia a spogliarsi progressivamente, fino a restare in mutande davanti alla brace. Non è ancora chiaro se il fatto che i commensali perdano completamente l’appetito sia dovuto alla sua incapacità come cuoco o allo spettacolo raccapricciante di cui si rende protagonista.
IL BACCO E TABACCO: è quello che durante le operazioni beve e fuma per cercare di alleviare la tensione e trovare refrigerio, con il risultato che, alla fine dei giochi, è completamente ubriaco.
IL TARGARYEN: è quello che serve solo alimenti completamente carbonizzati.
IL VAMPIRO: è quello che serve solo alimenti completamente crudi.
LO SMOKE GETS IN YOUR EYES: è quello che al momento dell'accensione, e spesso anche durante la cottura, riesce a produrre una nuvola di fumo così imponente da precipitare nel panico i vicini che, spesso, finiscono per darsi alla fuga temendo un incendio e chiamano i pompieri.

COME REGOLARSI:
Come già detto, prima di vederlo all’opera è impossibile distinguere un Man on Fire da un normale amante del barbecue. Quindi, a scanso di equivoci, evitate rigorosamente di accettare inviti di qualsiasi genere, a meno che non vi sentiate pronti, in caso di estrema ratio, di prendere l’iniziativa e spodestarlo dalla sua posizione per terminare il lavoro al suo posto, cosa da fare sempre con estrema prudenza perché Quello che non è vacanza se non si organizza un bel barbecue è molto geloso della sua brace e spesso reagisce violentemente a qualsiasi tentativo di interferenza.
In ogni caso, per non correre il rischio di restare digiuni, si consiglia uno spuntino leggero un’oretta prima dell’orario previsto per la cena.

mercoledì 22 agosto 2018

BODYART

Quello col tatuaggio più brutto che essere umano abbia mai osato ospitare sul proprio corpo.

CHI E’:
Potremmo scrivere mille cose sul BodyArt perché all’origine del suo corpo ricoperto di tatuaggi si possono individuare le più disparate motivazioni. Sostanzialmente non ci è dato di sapere cosa li abbia indotti a immolarsi e, a dirla tutta, non è che ce ne freghi più di tanto. Tuttavia, indipendentemente dalla distanza socio-culturale e dal fatto che siano stati spinti da pulsioni modaiole, esistenzialiste, culturali, artistiche e/o alcoliche, due dati fondamentali accomunano tutti i BodyArt, senza esclusione alcuna: il primo è un innegabile, incontenibile e sconsiderato cattivo gusto che in uno o più momenti di inopinato autolesionismo, li ha spinti a scegliere il tatuatore più negato del continente per consegnarglisi affinché potesse far impunemente scempio del loro corpo. Il secondo, direttamente collegato al primo, è la totale inconsapevolezza di essere diventati una figura in grado di dare nuovo significato ai termini “antiestetico” e “cattivo gusto”.

COME RICONOSCERLO:

Ormai da parecchi anni il tatuaggio è stato ampiamente sdoganato e fa orgogliosa mostra di sé anche al di fuori degli ambienti di nicchia in cui era relegato. La percentuale di persone tatuate è dunque numerosissima ma, attenzione, non basta un misero tatuaggio per potersi fregiare del titolo di BodyArt. Quello col tatuaggio più brutto che essere umano abbia mai osato ospitare sul proprio corpo, infatti, o si è fatto tatuare da un cane o, pur avendo scelto un tatuatore di discrete capacità, ha preteso un tatuaggio orribile che l’altro, fedele al detto “attacca il ciuccio dove vuole il padrone” ha eseguito senza farsi troppi scrupoli.
Altro dato fondamentale per essere sicuri di trovarsi in presenza di un BodyArtè che tale bruttezza non è un dato soggettivo, ma un dato universale e incontrovertibile che sfugge solo a due persone, il tatuato e il suo tatuatore.
Al fine di rendere più facile e immediata la sua individuazione stileremo qui di seguito una brevissima lista delle tipologie più diffuse:

Il Patchwork: è quel soggetto che nel corso degli anni si è fatto ricoprire di tatuaggi disarmonici che pochissimo hanno a che vedere l’uno con l’altro. Tali raffigurazioni che, se prese singolarmente potrebbero anche avere una propria dignità e una vaga giustificazione estetica, messe l’una accanto all’altra diventano una cacofonia di forme e contenuti raccapriccianti. Non di rado, sul corpo di un Patchwork, possiamo trovare madonne estatiche accanto a fate elfiche, teschi corrucciati, croci celtiche e paperini sorridenti. Il tutto sapientemente condito con qualche tribale sformato.
Il Post-it: è quello delle scritte. Sostanzialmente si considera al pari di un frigorifero su cui appuntare tanti postit, tanto per tenere a mente alcuni concetti basici che in uno o più momenti della sua vita hanno colpito i due o tre neuroni di cui è dotato. Il suo corpo è dunque un susseguirsi di diciture emblematiche scritte in corsivo o in gotico, che riportano nomi, date, frasi di canzoni, ultime parole famose, proverbi, osterie e chi più ne ha più ne metta.
Il Pentito: è quello che dopo essersi, per l’appunto, pentito di un primo tatuaggio (fatto probabilmente in un momento di debolezza o di eccesso d’alcol), ha deciso di trasformarlo in altro e/o occultarlo ricoprendolo di tinte unite funeree o trame fittissime e prive di senso. Inutile dire che, come spesso avviene, la cura si è rivelata ben peggiore del male.
Il Memento Mori: è quello che si è tatuato da giovane senza considerare il fatto che, prima o poi, sarebbe invecchiato. Adesso, quello che originariamente poteva anche essere un bel tatuaggio, si è trasformato in una grottesca caricatura che sembra voler ricordare al mondo che cenere siamo e cenere torneremo, ma nella fase di mezzo i nostri pettorali e le nostre pance possono perdere drammaticamente elasticità.
Il fan: è quello che deve tassativamente rendere omaggio all'idolo della sua vita. Non importa di chi si tratti, se sia un cantante, un attore, un personaggio appartenente al mondo della letteratura o un'icona dei fumetti, l'amore insano e profondo che il BodyArt nutre nei suoi confronti necessita di un gesto d'amore definitivo... il tatuaggio.
Il Sinergico: è quello che racchiude in sé due o più categorie precedenti, combinandone in modo sapiente gli effetti devastanti e raccapriccianti.
Il timido: in realtà non fa propriamente parte di questa categoria, ma merita di essere menzionato ugualmente: è quello che doveva farsi tatuare, perché è una questione di moda e di status sociale, ma non ha avuto il coraggio di fare le cose per bene e, quindi, ha optato per uno o più tatuaggi microscopici, dislocati, il più delle volte, in parti strategiche del corpo per non essere troppo invasivi.

COME REGOLARSI:
Benché si sia portati erroneamente a pensare che Quello col tatuaggio più brutto che essere umano abbia mai osato ospitare sul proprio corpo, abbia fatto del male unicamente a sé stesso, tale soggetto nasconde, in realtà, un altissimo potere distruttivo perché, di fronte allo scempio tatuatorio che egli ospita impunemente, l’osservatore dotato di un minimo di senso estetico precipita in uno stato ipnotico-catartico che coniuga in sé la sindrome di Stendhal e quella di Stoccolma. Alcune persone particolarmente sensibili, potrebbero non riprendersi mai più, altri potrebbero precipitare in un pericoloso stato confusionale da cui riemergeranno solo settimane più tardi, scoprendo di essersi fatti tatuare in parti del corpo che non sapevano neanche di possedere.
Insomma, il BodyArt, al pari della mitologica Medusa, non va MAI guardato direttamente perché forse non tramuterà il vostro corpo in pietra ma lo farà senza ombra di dubbio alla vostra anima.

lunedì 20 agosto 2018

MERCANTE DI VENEZIA

Quello che, siccome non è fesso, quando deve comprare qualcosa da un ambulante si comporta al pari dei conquistadores che regalavano perline e specchietti in cambio di monili d’oro

CHI E’
A differenza di quanto suggerito dal nome, che ha solo una funzione evocativa, Quello che, siccome non è fesso, quando deve comprare qualcosa da un ambulante si comporta al pari dei conquistadores che regalavano perline e specchietti in cambio di monili d’oro, non è necessariamente di origine Veneta.
Generalmente, ma non obbligatoriamente, si tratta del marito della Shopping Girl. In questa evenienza non ci è dato di sapere se la sua predisposizione alla contrattazione sia sopraggiunta in un secondo momento, per consentirgli di far fronte agli smodati acquisti della consorte, o sia sempre stata una sua caratteristica congenita e, ai fini della nostra disamina, si tratta, tutto sommato, di un dato irrilevante.
Quello che ci interessa sapere è che, questo individuo, generalmente di sesso maschile, vive ogni acquisto come se fosse un combattimento all’ultimo sangue in cui DEVE assolutamente primeggiare.

COME RICONOSCERLO:
Fermo restando che la contrattazione è un fenomeno ampiamente diffuso e da non demonizzare, quello che rende speciale il Mercante di Venezia è una complessa commistione di impulsi nefasti che vanno dalla più sordida tirchieria al razzismo o, quanto meno, alla convinzione che l’ambulante (a maggior ragione se di colore) sia una persona di scarsa moralità deciso a truffare chiunque, e vada dunque messo al suo posto.
Quel che succede generalmente quando il Mercante di Venezia è all’opera può essere così riassunto:
MERCANTE: A quanto li vendi questi occhiali?
AMBULANTE: Venti euro.
MERCANTE (scandalizzato): Quanto?! (pausa ad effetto) Te ne do 5!

A questo punto è opportuno aprire una brevissima digressione:
Molti Mercanti di Venezia dall’indole spiccatamente salviniana ritengono che chiunque, di fronte a una proposta del genere, dovrebbe reagire mandando a cacare il compratore con una creativa combinazione di coloriti epiteti ingiuriosi. Il fatto che l’ambulante non lo faccia ma, al contrario, provi ad argomentare cercando di giustificare il prezzo dell’oggetto in vendita viene interpretato, in primo luogo, come segno della malafede dell’ambulante e, in seconda battuta, come segno della sua palese inferiorità razziale.
Ovviamente entrambe le chiavi di lettura servono a rendere ancor più determinato il Mercante di Venezia che, a questo punto, prova a scendere da 5 a 2 euro, o a farsi dare per lo stesso prezzo, oltre all’oggetto richiesto, anche un telo da spiaggia, un portafortuna in avorio, un paio di bonghi e le mutande dell’ambulante.
Quello che sfugge al bieco compratore, oltre alle basilari leggi dell’economia, è che l’Ambulante deve fare il suo lavoro ed è ben consapevole che, anche se non è sempre vero che “il cliente ha sempre ragione”, è sicuramente vero che se gli dai una testata in bocca dandogli del tirchio di merda, questo gesto pur liberatorio nuocerà gravemente agli affari, e questo è l’unico motivo per il quale l’ambulante, dimostrando di appartenere a una razza superiore, fa finta di niente, argomenta e sopporta.

NOTA BENE: Benché Quello che, siccome non è fesso, quando deve comprare qualcosa da un ambulante si comporta al pari dei conquistadores che regalavano perline e specchietti in cambio di monili d’oro, come abbiamo visto, agisca spesso animato da profonde pulsioni leghiste, questa categoria di pover’uomini si estende subdolamente anche tra le fila dei più insospettabili piddini radical chic.

COME REGOLARSI:
Quello che, siccome non è fesso, quando deve comprare qualcosa da un ambulante si comporta al pari dei conquistadores che regalavano perline e specchietti in cambio di monili d’oro non può nuocervi in alcun modo, ma fa girare senz’altro i coglioni. Per cercare di limitare i danni vi suggeriamo di agire nello stesso modo già illustrato a proposito della Shopping Girl.

sabato 18 agosto 2018

Shopping Girl

Quella che, ogni volta che vede passare un ambulante, deve assolutamente fermarlo per esaminare minuziosamente la sua mercanzia.

CHI E':
Questa tipologia di tipo da spiaggia è molto diffusa e appartiene ad una fascia estremamente ampia sia per quanto riguarda la provenienza socio-culturale sia per quanto riguarda l’età. La shopping girlper eccellenza ha, dunque, un’età variabile compresa tra i 25 e i 65 anni (ma sono state avvistate donne appartenenti a tutti gli effetti a questa categoria anche tra le 18enni) e può dedicarsi allo shopping estivo sia per vizio, in quanto, in realtà, non le manca niente, sia per necessità, laddove, appartenendo a una fascia sociale estremamente bassa, vada in cerca di occasioni d’oro per rifarsi il guardaroba.
In tutti i casi, Quella che, ogni volta che vede passare un ambulante, deve assolutamente fermarlo per esaminare minuziosamente la sua mercanziaè la lampante dimostrazione di come il capitalismo, la società dei consumi, i bombardamenti pubblicitari e la globalizzazione possano avere degli effetti devastanti su cervelli di piccolo cabotaggio. Per lei lo shopping è un’azione imprescindibile che la realizza e la definisce: Compero ergo sum
Sottratta brutalmente al suo habitat naturale fatto di gallerie commerciali, negozi elitari e/o mercatini, nei primi giorni di vacanza vive attimi di profonda prostrazione, in grado di ravvivarsi solo nel momento in cui, all’orizzonte, faccia la sua comparsa la familiare e rassicurante figura di un venditore ambulante.
Quando l’evento atteso con ansia e bramato con voracità si realizza, Quella che, ogni volta che vede passare un ambulante, deve assolutamente fermarlo per esaminare minuziosamente la sua mercanzia si scaraventa verso l’obiettivo per intercettare per prima l’oggetto del desiderio e poter così prevalere sulle altre, scegliendo i capi o gli oggetti migliori.
Poiché, come abbiamo detto, si tratta di una categoria molto diffusa, nel momento in cui guizza verso la meta, altre decine di Shopping Girlfanno esattamente la stessa cosa, spinte dalle loro irrefrenabili pulsioni accaparratorie, scatenando il caos e dando spesso vita, a violenti tafferugli. Purtroppo, nonostante la violenza degli scontri, le perdite, in termini di vite umane, sono piuttosto esigue, quindi la categoria non corre alcun rischio di estinzione.

COME RICONOSCERLA:
Com’è facilmente intuibile, gli individui appartenenti a questa categoria, in assenza di bancarelle o di venditori ambulanti, si presentano come persone perfettamente normali e sono in grado di trarre in inganno l’osservatore più scafato. E’ solo con l’apparire del venditore che rivelano in tutta la brutale crudezza la loro vera natura, trasformandosi in avide predatrici in grado di calpestare bambini ignari e vecchietti inermi pur di raggiungere l’obiettivo. Se, dunque, vedete il soggetto interrompere bruscamente qualsiasi normalissima attività balneare, per trasformarsi in una provetta Usain Bolt al femminile, siete in presenza di una Shopping Girl.
In alcuni casi è tuttavia possibile riconoscere queste pericolose creature anche da una attentissima disamina del loro abbigliamento e del corredo base. Quella che, ogni volta che vede passare un ambulante, deve assolutamente fermarlo per esaminare minuziosamente la sua mercanzia, infatti, porta su di sé e intorno a sé il frutto delle sue predaci incursioni, gronda quindi di braccialetti, teli da spiaggia, orpelli e ammennicoli vari, borsette e borsettine, occhiali quasi autentici e chi più ne ha più ne metta. Ma attenzione, esiste una variante della Shopping Girl particolarmente infida che risulta immune a questo tipo di esame perché, pur fermando ogni ambulante, NON COMPRA MAI NULLA. Attenzione quindi.

COME REGOLARSI:
Purtroppo, data la sua estrema diffusione, Quella che, ogni  volta che vede passare un ambulante, deve assolutamente fermarlo per esaminare minuziosamente la sua mercanziaè praticamente inevitabile. Bisogna imparare a conviverci e a limitare i danni scegliendo, per esempio, spiagge desertiche e impervie, inaccessibili a qualsiasi ambulante. In alternativa, occupate posizioni defilate e lontano dal bagnasciuga, in modo da non correre mai il rischio di trovarvi tra lei e il venditore. Se avete commesso il tragico errore di sposarne una, ci verrebbe da dire: “cazzi vostri”, ma non ce la sentiamo di infierire.