martedì 13 ottobre 2015

OSTINATO

Quello che passa tutta l’estate in precario equilibrio su una tavola da windsurf nel vano tentativo di riuscire a sollevare la vela dall’acqua.

CHI E’:

Questa tragica figura destinata geneticamente al fallimento da una sfortunata combinazione di cromosomi fatalmente deficitari abbina alla totale mancanza di coordinazione anche la totale mancanza di consapevolezza, con risultati catastrofici che sono, ahimè, sotto gli occhi di tutti.
Dopo aver passato, infatti, metà dell’estate a cercare inutilmente di salire su un cazzo di windsurf, qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso dovrebbe prendere atto della propria incapacità e volgere altrove le proprie aspirazioni sportive giungendo alla conclusione che:
a)     Se Dio avesse voluto farci stare su una tavola da Windsurf ci avrebbe creato con i piedi a ventosa.
b)      Il mare, per la sua natura semovente è in assoluto il posto meno adatto per cercare di dimostrare l’infondatezza del punto a)
c)     Quelli che praticano windsurf non sono esseri umani.
L’Ostinato, invece NO. Non rinuncia. Sale, cade, beve, ci riprova, ricade, ribeve, risale, oscilla, ricade… ora dopo ora, giorno dopo giorno, in un loop angosciante che diviene quasi ipnotico per voi, che vi godete lo spettacolo dalla sdraio, incapaci di comprendere quale tipo di perniciosa follia alberghi nel suo cervello e lo spinga in modo così prepotente a farsi del male senza pietà alcuna per sé stesso.

COME RICONOSCERLO:
Non si può sbagliare. È quello che passa tutta l’estate in precario equilibrio su una tavola da windsurf nel vano tentativo di riuscire a sollevare la vela dall’acqua.
La sua lotta epica e infinita contro il Windsurf ha un non so che di poetico che ricorda vagamente Don Chisciotte e la sua guerra ai Mulini a Vento (non a caso entrambi gli avversari dei nostri eroi ripongono nel vento parte della loro forza).
Attenzione:  a volte sembra quasi che ce la stia facendo, ma è sempre un’illusione di breve durata. Quando la vela si solleva, prima ancora che il soggetto possa rendersene conto e gioire del proprio successo, il suo stesso slancio lo porta a precipitare dall’altro lato.

COME REGOLARSI:
A meno che non abbiate la malaugurata idea di fare il bagno nelle sue immediate vicinanze (nel qual caso siete più idioti di lui e verrete inevitabilmente colpiti dall’albero subendo un trauma cranico più o meno rilevante), l’Ostinato non costituisce un vero pericolo ed è scarsamente molesto.
Anzi, guardare i suoi infruttuosi, ma caparbi tentativi di fare una cosa tutto sommato inutile vi distenderà, migliorerà il vostro umore e vi farà sentire realizzati.

Non cantate vittoria troppo presto, però, e ricordatevi che ognuno di noi ha il proprio “windsurf” personale che lo aspetta, da qualche parte…

lunedì 12 ottobre 2015

INTOLLERANTE

Quello che a lui non gliene frega niente se si trova su una spiaggia piena di bambini che giocano, lui deve prendere il sole e non vuole essere importunato perché questa è la sua vacanza!

CHI E':

Soggetto poco incline a processi mentali di tipo empatico-emozionale, l’Intollerante si trincera dietro a un freddo e arido razionalismo così estremo da sfociare nella totale irrazionalità (sembra un paradosso ma non lo è). L’Intollerante può appartenere a entrambi i sessi, ma staticamente c’è un buon 80% di probabilità che sia donna perché l’uomo, di natura semplice e cazzona è, in genere, più accomodante.
Gli Intolleranti sono esseri generalmente egocentrici ed egotisti, prevalentemente single o, se sposati, rigorosamente senza figli perché l’idea di dedicarsi a quelle creature frignanti e romipicoglioni desta in loro l’impulso irrefrenabile di comporre al volo un sonetto apologetico in favore di Erode.
Se dipendesse da loro l’umanità si sarebbe estinta e questa è, forse, l’unica cosa che si può dire in loro favore.
Nel guardare le spiagge brulicanti di famiglie l’Intollerante scuote il capo con un’espressione che oscilla tra l’inorridito e l’incredulo e, per quanti sforzi faccia, non riesce a comprendere quale genere di follia possa spingere una donna sana di mente a sottoporsi a nove mesi di agonia per poi mettere al mondo creature nocive e deleterie come i bambini e, soprattutto, a portarli in spiaggia.
Se vogliono rovinarsi la vita sono cazzi loro, ma perché debbano rovinarla anche agli altri è una domanda destinata a restare senza risposta.
La spiaggia è, infatti, per loro, luogo preposto a ben altre attività quali:
a) l’abbronzatura,
b) il flirt,
c) l’ozio,
d) la lettura (a patto che non sia troppo impegnativa),
e) il voyeurismo e/o l’esibizionismo.
Del resto, se Dio avesse voluto che le spiagge fossero destinate ai bambini, non avrebbe creato la sabbia! E' ovvio, infatti, che la sabbia sia completamente incompatibile con qualsiasi tipologia di bambino ancora in vita.

COME RICONOSCERLO:
Quello che a lui non gliene frega niente se si trova su una spiaggia piena di bambini che giocano, lui deve prendere il sole e non vuole essere importunato perché questa è la sua vacanza!” è facilmente riconoscibile dallo sguardo diffidente e calcolatore con cui scandaglia la spiaggia.
Nei suoi occhi c’è solo freddo calcolo: dov’è che sarò maggiormente al sicuro dall’insopportabile invadenza di quelle piccole iene? Si chiede l'Intollerante. Dove potrò contenere le loro intollerabili molestie?
Stabilita la postazione in base a fattori strategici che vengono valutati nel giro di un millisecondo, l’Intollerante si posiziona cercando di marcare il territorio e poi fa vagare nuovamente quello sguardo freddo e altero con cui identifica con disprezzo e inappellabile condanna tutti i possibili molestatori e i relativi genitori.
Quello sguardo al vetriolo in cui non c'è traccia di comprensione vale
a) come diffida dall'intraprendere qualsiasi tipo di attività ludica (dove per attività ludica si intende anche il semplice respirare) a una distanza di sicurezza inferiore ai dieci metri dalla postazione prescelta. 
b) come invito ai rispettivi genitori, affinché ottemperino al loro dovere basilare, che si sono scelti da soli nel momento in cui hanno inopinatamente deciso di copulare senza prima farsi sterilizzare, e mantengano dunque uno stretto controllo sul frutto dei loro lombi.
Ora, chiariamo subito un punto fondamentale: chi ha letto il primo post di questo blog sa cosa penso dei bambini rompicoglioni. Va da sé che io sono il primo a sostenere il sacrosanto diritto di stare in spiaggia senza rotture di cazzo.
In questo caso la discriminante, quello che rende, per intenderci, l'Intollerante così intollerante, è che per lui qualsiasi bambino, anche l'incarnazione del Dalai Lama, è un bambino rompicoglioni.

COME REGOLARSI:
In effetti Quello che a lui non gliene frega niente se si trova su una spiaggia piena di bambini che giocano, lui deve prendere il sole e non vuole essere importunato perché questa è la sua vacanza!”  pone di fronte a un difficile dilemma: è più giusto prendere le distanze dalla sua caparbia follia, tanto per evitare questioni di qualsiasi tipo, o è meglio restare nei paraggi e usarlo come diversivo tanto per passare il tempo? 
Le crisi isteriche assolutamente immotivate di cui è capace un Intollerante possono essere, in alcuni casi, fonte di grande ilarità. E’ possibile addirittura renderlo oggetto di simpatiche scommesse con gli amici su chi sarà il primo malaugurato a scatenare le loro rimostranze, o entro quanto tempo dal suo arrivo, darà inizio alla prima ramanzina.
Tuttavia, per quanto divertente, dopo un po’ l'Intollerante diventa solo fonte di stress e disagio (soprattutto se avete dei figli) perché, per quanto sappiate che le sue sono “pretese del cazzo”, una parte di voi si sentirà sempre in difetto, finirete per muovermi in maniera del tutto innaturale, camminando come se aveste subito un grave incidente alla spina dorsale, per cercare di non sollevare sabbia intorno a voi, e comincerete a trattare i vostri figli come se fossero degli orchetti appena usciti da un romanzo di Tolkien, anche qualora si stessero comportando come cherubini e quindi, di fatto, vi intossicherete la giornata di mare.
Meglio prendere le distanze.
C'è però una buona notizia.
Grazie alla natura intollerante dell'Intollerante, questa volta non sarete voi a dover traslocare.
Suggeriamo dunque la seguente strategia: scatenate un figlio e i suoi amichetti in un feroce duello con le pistole ad acqua, e fate in modo che il vostro obiettivo primario si trovi esattamente nel mezzo. A questo punto, fingendovi indignati, date inizio al selvaggio inseguimento dei “piccoli delinquentelli” inciampando e sollevando una mezza quintalata di sabbia, in modo da ricoprire quasi interamente il corpo bagnato dell’Intollerante. Poi, prodigatevi in una serie variopinta e convincente di scuse per scongiurare lo scalpamento sul posto e cercate di ripulirlo con poderose manate con le quali, in realtà lo scartavetrerete.

Cambierà ombrellone, spiaggia e, forse, anche nazionalità.

sabato 10 ottobre 2015

IL 90° MINUTO PADRE

Quello a cui della spiaggia, del mare e degli altri non gliene importa niente, basta che il figlio impari a giocare meglio di Maradona e diventi straricco.

CHI E’:

È una evoluzione solo leggermente meno pericolosa della specie. Il 90° minuto papà è stato un 90° minuto normale per circa 30 anni, fino a che il destino non lo premiato con 150 chili di adipe e un erede di sesso maschile. A quel punto l’individuo, rendendosi conto che anche solo cimentandosi in una partitella con gli amici era a rischio di trombo-infarto-aneurismico, ha dovuto per forza di cose abbandonare il branco e dedicarsi ad allevare il cucciolo sul quale ha, ovviamente, riversato tutte le sue aspettative.
Questo compito, dunque, lo assorbe totalmente, perché, per la proprietà transitiva dell’amore per il pallone, lui riversa lo stesso affetto sul figlio, a patto che sappia giocare e che realizzi il suo sogno di diventare un campione!
Quindi, come potete facilmente intuire, al 90° minuto papà non importa se il figlio sappia leggere o scrivere, se sia un bravo bambino o derubi le vecchiette e neanche se faccia uso di droghe pesanti, se sia, gay, omofomo, leghista o renziano… l’unica cosa che gli sta a cuore è che sappia giocare a pallone, e per ottenere tutto questo lo sottopone a massacranti sedute di allenamento.

 COME RICONOSCERLO:
Quello a cui della spiaggia, del mare e degli altri non gliene importa niente, basta che il figlio impari a giocare meglio di Maradona, si riconosce per il sorriso fintamente bonario, e perché è sempre seguito da un figlio dall’aria mesta. In genere il quadretto è questo: il figlio sta facendo qualcosa, qualsiasi cosa, non ha importanza, quel che conta è che si sta divertendo, ma senza un pallone tra le mani. Il padre, in sdraio, posa sul figlio una vaga occhiata di disapprovazione, poi solleva lentamente il prominente panzone (e qui già il figlio comincia a sudare freddo), prende il pallone e comincia a palleggiare cercando di darsi un tono e ignorare la strabordante panza ballonzolante. Cerca l’ammirazione e la complicità del figlio che, il più delle volte, non se ne potrebbe fottere di meno e, alla fine, non trovando altri mezzi, lo convoca con l’autorità di un mister. Poi si avvia su un tratto di spiaggia sgombro (e se non è sgombro tanto peggio per i rompicoglioni che pensavano di poter fare il bagno o prendere il sole, in spiaggia?!), spedisce il figlio in avanti e gli tira una pallonata alla media di 230 km orari. 

Nella sua mente bacata il figlio (che in genere ha 5 anni) dovrebbe esibirsi in uno stop di petto, con conseguente controllo al volo e tiro in rovesciata.
Nella realtà il ragazzo viene centrato al plesso solare e resta per 10 minuti in stato di semicoma.

COME REGOLARSI:
Di base , assistere ad una seduta d’allenamento di un 90° minuto padre, è come avere un posto in prima fila per una proiezione esclusiva di un film a metà tra Ufficiale Gentiluomo, Holly e Benji e i Monty Python.
I primi minuti possono anche essere interessanti (soprattutto se odiate i bambini), ma dopo un po’ le pallonate seminano la distruzione tutt’intorno, certo in modo meno devastante di quanto sarebbe successo con un 90° Minuto puro, ma pur sempre esponendovi a un rischio non indifferente, quindi, anche in questo caso, appena ne avete la possibilità, datevi alla fuga.

Un’ultima nota riguarda il figlio di Quello a cui della spiaggia, del mare e degli altri non gliene importa niente, basta che il figlio impari a giocare meglio di Maradona. Sono stati registrati prevalentemente due tipi di reazioni in questi poveri bambini. La maggior parte matura un odio profondo verso il calcio in particolare e verso tutti gli sport che richiedano l’uso di oggetti sferici, compresi il biliardo, le bocce, e le bilie. Finiscono per vivere un’esistenza sedentaria e stazionarsi intorno ai 150 kg di peso o, in alternativa, darsi a sport estremi quali la traversata dell’antardide a nuoto, il bungee jumping dall’Everest (prevalentemente per stare lontani dal padre), il lacrosse (quest’ultimo viene generalmente vissuto dal padre come un tradimento inaccettabile). Il tasso di mortalità di queste povere creature, intorno ai 40 anni, è del 90%.
Gli altri diventano ancor più monomaniacali dei genitori, trasformandosi, a loro volta in 90° Minuti all’ennesima potenza per cui, a conti fatti, eliminare i genitori preventivamente, potrebbe non essere un’idea del tutto sbagliata.
Una delle tecniche più astute consiste nell’andare in Brasile e assoldare un piccolo talento locale, portarlo in spiaggia spacciandolo per il proprio bambino adottivo e farlo esibire davanti al 90° Minuto padre in modo che gli scoppino le coronarie per l’invidia.

Generalmente funziona.

martedì 6 ottobre 2015

90° minuto

Quello a cui del mare, del sole e della spiaggia non gliene può frega’ de meno. Basta che abbia un pallone…

CHI È:

Una variante incattivita e pericolosa dell’iperattivo, con un’aggravante di fondo: la monomaniacalità. Per lui conta una sola cosa: il pallone, e per la proprietà transitiva dei palloni, tutto ciò che ha forma sferica lo pervade di eccitazione ed entusiasmo, ma solo perché in un angolo del suo cervello bacato è immediato associare una qualsiasi sfericità al ricordo inebriante del pallone e delle prodezze compiute dai calciatori della sua squadra del cuore che, inutile dirlo, sono oggetto di adorazione al pari delle divinità primordiali nelle culture precolombiane.
Per questo motivo, generalmente, è facile trovare numerosi esemplari del 90° Minuto nelle immediate vicinanze di quella che ha il seno più bello di tutta la spiaggia, o in via subordinata, presso quella che ha il sedere più bello di tutta la spiaggia. Non sono erotomani (infatti nella loro classifica di gradimento il calcio viene sempre prima di una bella gnocca) ma, molto più semplicemente, non riescono a sottrarsi al richiamo delle sfericità, qualunque sia la loro natura.
Quello a cui del sole e del mare e della spiaggia non gliene può frega’ de mano, basta che abbia un pallone, vive in assoluta simbiosi con la magica sfera. Parla solo di calcio, campagne acquisti, e quant’altro sia da collegare al campionato appena trascorso e quello di là da venire ma, soprattutto, deve assolutamente giocare a calcio in spiaggia!
Non importa quante persone possano esserci intorno lui. Non importa se gli omrelloni e le sdraio siano stati collocati in modo da formare un continuum invalicabile che si estende dal bagnasciuga al parcheggio senza soluzione di continuità. Non importa se nelle immediate vicinanze ci siano un centinaio di fragili bambini dall’età compresa tra i 3 mesi ed i 3 anni. Lui deve giocare, altrimenti la sua vacanza sarà stata un drammatico fallimento. E, per colmo di sventura, quello a cui del sole, del mare e della spiaggia non gliene frega’ de meno, basta che abbia un pallone… non è mai solo.

COME RICONOSCERLO:
L’identificazione di questo individuo che è, in assoluto, una delle categorie più pericolose che si possano incontrare sul proprio cammino, è piuttosto semplice. Basta vederlo arrivare in spiaggia: non importa quanti bagagli possa avere al seguito, non importa il suo aspetto e neanche ciò di cui sta parlando, posto che lo faccia… voi tenetegli gli occhi addosso e seguite le sue azioni, se, prima di ogni altra cosa, prima anche di sfilarsi la maglietta o le scarpe da ginnastica, metterà mano al pallone esibendosi in una serie di virtuosistici (almeno nelle sue intenzioni, la realtà dei fatti poi può essere anche penosamente diversa) palleggi, allora lui è il nostro uomo, è un 90° minuto nel pieno delle sue facoltà…

COME COMPORTARSI:
Non c’è molto da dire o da fare. Se avete la sfortuna di imbattervi in uno a cui del sole del mare della spiaggia e degli altri non gliene può frega’ de meno, basta cha abbia un pallone, fuggite… è la vostra unica speranza.
Non serviranno minacce, coercizioni di sorta e neanche tentativi di corruzione… lui deve giocare… e giocherà. Inoltre, qualora cerchiate di ricorrere alle maniere forti, ricordate che, come già detto, non è mai solo. Si muove in branchi ed anche quando il suo seguito è limitato a un numero di due o tre unità, quel primo palleggio effettuato appena giunto in spiaggia servirà a richiamare altre orde di famelici primati dalle caratteristiche similari e, che convergeranno da ogni dove e, in men che non si dica, intorno a voi si scatenerà l’inferno. Perché una cosa bisogna dirla, quello a cui del sole del mare della spiaggia e degli altri non gliene può frega’ de meno, basta che abbia un pallone, è uno che quando gioca, gioca sul serio. Non importa se si trova in spiaggia e non al centro del Maracanà, non importa neanche se, in realtà, non è in grado di tirare un solo pallone nella direzione giusta. Tutto quello che conta è che nel momento in cui il suo piede sfiora la magica sfera, la realtà si distorce risucchiandolo in una dimensione parallela in cui lui sta disputando la finale dei mondiali.
E chi siete voi per intralciare la finale dei mondiali?
Ecco perché, anche se inizialmente contenuto nei modi, nella gestualità e nel vigore atletico (alcuni di questi individui dispongono di un minimo di educazione, almeno inizialmente), basteranno due o tre minuti per perdere irrimediabilmente il controllo. A quel punto comincerà a esibirsi in prodezze balistiche tanto imprecise quanto devastanti. Il minimo che potrà capitarvi in questo caso, sarà di essere centrati in pieno volto mentre stavate dando il primo morso al cornetto appena comprato. Successivamente peggio di un cecchino russo, riuscirà ad abbattere tutti i vostri familiari, gli ombrelloni e qualsiasi altra creatura dovesse avere la malaugurata sorte di venirsi a trovare nel raggio di 800 metri.
Inoltre, se siete davvero sfortunati, anziché utilizzare normali palloni di gomma, sarà equipaggiato con palloni cuoio, assolutamente letali.
Inutile tentare di arginare la furia del branco, mentre cala verso la vostra sdraio, palla al piede. Per quanto possiate urlare, gesticolare o implorare le loro retine non  saranno in grado di percepirvi, quindi fuggite.
Se la fuga non rientra nelle vostre metodologie balneari, l’unico suggerimento che possiamo darvi è di andare in un lido modello Alcatraz, dove tra le 10.000 regole da dover osservare sia compreso anche il divieto tassativo di giocare  a qualsiasi tipo di gioco che richieda l’uso di un pallone. Questi lidi sono particolarmente temuti dal nostro soggetto che li evita come la peste. E quando, per un tragico errore o per una malaugurata casualità, vi capita suo malgrado, riesce a resistere al massimo per venti minuti prima di essere travolto da una crisi di astinenza che lo porterà inevitabilmente ad avventarsi sul pallone, scatenando l’intervento della sorveglianza che, in questi casi, forte anche delle esperienze passate, ha l'ordine di sparare a vista.

Certo, nel lido Alcatraz vivrete una vacanza in stato di semilibertà vigilata, ma senza palloni tra i coglioni. A voi la scelta.

domenica 4 ottobre 2015

WALK(dead)Man

Quello che intorno a lui può anche saltare in aria tutta la spiaggia, tanto lui c'ha le cuffiette al massimo del volume e non si accorge di nulla.

CHI È:

Solo apparentemente innocuo, questo individuo (ne esistono esemplari di entrambi i sessi) trascorre la maggior parte della propria vita, totalmente immerso in un tappeto sonoro che lo avvolge interamente, rendendolo completamente estraneo a tutto ciò che lo circonda.
I suoi gusti musicali, ai fini della vostra esistenza, sono del tutto irrilevanti, per fortuna siamo lontani dai tempi incresciosi in cui il musicofilo vagava armato di radioregistratore modello due piazze e casse da 100 watt con cui seminava lo sconcerto nel raggio di 60 chilometri, specialmente se mandava in continuazione l’ultima hit di Pupo. Adesso, il dramma dei suoi gusti, per quanto osceni possano essere, viene vissuto privatamente, grazie alle meraviglie della tecnica ed è destinato a consumarsi nei pochi millimetri che vanno dall’auricolare al timpano… tuttavia non rilassatevi troppo, non è innocuo.

COME RICONOSCERLO: 
E’ facilmente identificabile attraverso gli auricolari. E, generalmente, dall’espressione leggermente stolida dovuta all’overdose musicale. A seconda del suo genere preferito può essere caratterizzato da look profondamente diversi, tipo teschi, magliette nere con la scritta “fuck your father” (se è un fautore del metal più eversivo), cinture dalle fibbie improbabili e stivali di coccodrillo (anche in spiaggia)  se è un country man doc, etc etc. Voi non fatevi fuorviare da questi elementi del tutto irrilevanti e puntate la vostra attenzione unicamente sulle sue orecchie. Se indossa sempre le cuffiette, non potete sbagliare, siete al cospetto di un WALK(dead)MAN.

COME REGOLARSI:
Come già detto, non rappresenta un pericolo in sé. Anzi, il suo essere totalmente assente può rappresentare un vantaggio, in quanto difficilmente vi romperà le scatole. In fin dei conti, dunque, la sua esistenza potrebbe svolgersi nel totale disinteresse e senza conseguenze salvo in un caso e cioè, nella drammatica e devastante eventualità che abbiate bisogno di lui.
Fatti salvi i suoi familiari, che ormai hanno imparato a convivere col problema e girano armati di svariati oggetti da lancio, coi quali sono abituati a richiamare la sua attenzione attraverso precisi tiri che tendono a coglierlo o dietro alla nuca, se è di spalle, o sulla punta del naso, se è disposto frontalmente; un qualsiasi estraneo in difficoltà, può trascorrere anche qualche ora ad invocare inutilmente aiuto: Il WALK(dead)MAN non si accorgerà mai di lui.
Sperate solo di non aver mai bisogno di lui…
Gli esempi più frequenti di questo black out comunicativo possono essere innumerevoli, ne riporteremo solo un paio per dovere di cronaca:
A) vi siete appena accorti che il vostro bambino di 3 anni, approfittando di un vostro momento di distrazione, ha pensato bene di darsi all’esplorazione della spiaggia raggiungendo il punto più inaccessibile e pericoloso del lido… ancora un passo e, con buona probabilità, si schianterà sugli scogli, sulle scale di granito o su una distesa di cactus. Un solo individuo, al momento, si frappone tra vostro figlio e l’autodistruzione, il WALK(dead)MAN… voi urlate all’uomo (o alla donna) di bloccare il vostro pargolo, ma lui vi restituisce uno sguardo idiota. Ciondola il capo a ritmo di bossanova… eventualmente tiene il tempo sulla coscia, mostrando anche una certo incomprensibile compiacimento. In questo momento le sue ridotte capacità intellettive sono tutte impegnate nel cogliere questa o quella base ritmica… nient’altro gli interessa… Voi urlate ancora, mentre vostro figlio si maciulla, a un metro da lui, che, ignaro di tutto, prosegue nel suo cammino, incurante.

B) il vostro adorato bambino ha insistito per portare a mare la sua meravigliosa Palla colorata, comprata nel villaggio turistico di Tobogongo (dev’essere davvero un bel posto, ci vanno tutti…), a 10.000 chilometri di distanza, e assolutamente introvabile altrove. Voi avete cercato inutilmente di dissuadere la vostra amata creatura (che però, evidentemente, ha la stessa testa dura di vostra moglie), anche perché oggi c’è un vento che farebbe invidia alla più incazzata bora triestina, ma lui niente, s’è impuntato perché non può assolutamente separarsi da ‘sta stracazzo di palla colorata (chi vi ha cecato di comprargliela, ‘fanculo la palla, vostro figlio e il villaggio di Tobogongo).
A un certo punto, mentre siete in acqua, un’onda insolitamente infame fa sfuggire di mano la palla a vostro figlio. Il tempo di realizzare che si sta compiendo il dramma, in genere pochi centesimi di secondo, e la corrente si è già impadronita del prezioso oggetto, trascinandolo a 50 metri da voi. I più arditi, a questo punto, accennano un inseguimento che non potrà mai essere coronato da successo, altri picchiano il figlio prima ancora che possa cominciare a lamentarsi (prevenire è meglio che curare)… i più cercano una soluzione alternativa.
Una sola figura si erge tra voi e una settimana di pianti disperati: il WALK(dead)MAN, che sta lì, nell’acqua, esattamente sulla traiettoria della palla. Ma come potete facilmente intuire, non sentirà mai la vostra richiesta di aiuto… la sfera passerà a 3 centimetri da lui, senza che se ne accorga e si perderà oltre l’orizzonte lasciandovi pietrificati dall’orrore.
Probabilmente nelle successive notti, sognerete più volte il tragico evento, e ogni volta l’epilogo sarà lo stesso, con l’aggiunta di una morte atroce per l'inconsapevole artefice del dramma, che sognerete di volta in volta divorato da uno squalo, risucchiato da un gorgo improvviso, annegato a causa di un crampo, etc etc… ma non illudetevi, per quante fini atroci potrà fare nei vostri sogni, niente riuscirà a donarvi nuovamente la serenità…

Concludendo, il WALK(dead)MAN è una tipologia di vicino d’ombrellone difficile da gestire. Manometterli il lettore mp3 può rivelarsi un clamoroso autogol perché, privo della sua droga, il soggetto può mutare in una qualsiasi delle altre categorie, spesso ben più moleste, quindi… incrociate le dita, dunque, e sperate di non aver mai bisogno di lui.

sabato 3 ottobre 2015

TRANSILVANICO

Quel tipo bianco ed emaciato che sembra appena uscito fuori da un film di vampiri.

CHI E’

Si tratta di quell’apparizione ectoplasmatica di colore bianchiccio, dal fisico generalmente denutrito e l’aria malaticcia, che vaga lungo il litorale simile a un’apparizione soprannaturale.
Spesso di provenienza nordeuropea o comunque montano/campagnola, appartiene a quella categoria di persone che col mare intrattengono rapporti saltuari e casuali, sempre all’insegna dell’estrema diffidenza.
A differenza dell’esistenzialista-leopardiano, che tratteremo in seguito, il Transilvanico, esposto al sole in modo corretto, si abbronza quasi come una persona normale.
Il problema nasce però dal fatto che:
a) giunge in spiaggia del tutto impreparato dopo mesi e mesi di sottoesposizione, manco avesse vissuto nelle catacombe;
b) generalmente, per interrompere questa astinenza da sole, sceglie la settimana di ferragosto.
Sommando i punti a) e b)  appare evidente che il Transilvanico ha meno possibilità di sopravvivenza di un capitone a Napoli in prossimità del Natale.

COME RICONOSCERLO
Esistono sostanzialmente due tipologie di Transilvanico. La prima, quella con le maggiori probabilità di conservazione, è  quella “consapevole”.
Questo individuo di tipo evoluto che definiremo di TIPO A, memore di tragiche e dolorose esperienza passate e dei saggi consigli di una vecchia nonna è, appunto, conscio del rischio rappresentato da quella strana sfera appesa nel cielo sopra la sua testa e denominata comunemente sole.
Messo, dunque, sul chi vive, il Transilvanico di TIPO A passa l’estate cospargendosi costantemente di creme protettive a base di malta idraulica e guano di cormorano. Bivacca sotto l’ombrellone, spostandosi prudentemente da una zona d’ombra all’altra e quando, per cause di forza maggiore, è costretto ad abbandonare l’ombra salvifica, lo fa indossando magliette di due taglie più grandi con le quali cerca di coprirsi dalla testa ai piedi e che spesso non leva neanche nel momento in cui azzarda una fulminea discesa in acqua.
Nonostante tutte le precauzioni adottate, di norma, l’idiota riesce a ustionarsi lo stesso.
Il TIPO B, invece, pur condividendo le caratteristiche fisiche e le esperienze di vita del TIPO A, o è un pazzo incosciente, o un disorganizzato cronico incapace di badare a sé stesso, o se ne fotte dei consigli della nonna saggia perché “i vecchi dicono solo cazzate”; fatto sta che costui ha l’assurda pretesa di muoversi allegramente in spiaggia, sotto il sole delle 12 e 30, come una persona “normale”, usando  come unica protezione dagli spietati raggi del solleone un blando abbronzante scaduto da tre anni, con il risultato che dopo meno di ventiquattr’ore la sua pelle ha abbandonato la sfumatura bianco lattea comune ai malati terminali per acquisire quel bel colorito rosso fiammante caratteristico dei ferri di cavallo  nella fucina di un fabbro.

COME REGOLARSI
Il Transilvanico di per sé non sarebbe nocivo se non fosse per la sua tendenza a ustionarsi come un gamberone alla griglia.
Da quel momento in poi si trasforma in una presenza terribilmente fastidiosa sia perché, nel momento in cui inizia il suo disfacimento, diventa esteticamente inguardabile perfino per i fan dello splatter più spinto, sia a causa degli ululati di dolore che in grado di produrre e che possono protrarsi per ore (fino alla sua perdita dei sensi).
Per carità, quella parte umana e caritatevole che è in voi non potrà che provare compassione per quella larva sofferente, ma una vocina maligna, all’interno della vostra testa, non farà che ripetervi che esistono le creme con fattore di protezione millemila e che, comunque, se sai di avere una pelle più sensibile del sedere di un neonato, vai in vacanza in Norvegia, cazzarola!
Quindi, archiviato ogni inutile e controproducente sentimento pietistico, anche in questo caso consigliamo la linea dura.

Appena individuate il soggetto avvertitelo del rischio che sta correndo e offritegli la vostra protezione solare a base di olio d’oliva, bergamotto e olio di mandorle, con fattore di protezione -50. Ricoverato in ospedale per autocombustione il Transilvanico non potrà più nuocervi.