mercoledì 22 agosto 2018

BODYART

Quello col tatuaggio più brutto che essere umano abbia mai osato ospitare sul proprio corpo.

CHI E’:
Potremmo scrivere mille cose sul BodyArt perché all’origine del suo corpo ricoperto di tatuaggi si possono individuare le più disparate motivazioni. Sostanzialmente non ci è dato di sapere cosa li abbia indotti a immolarsi e, a dirla tutta, non è che ce ne freghi più di tanto. Tuttavia, indipendentemente dalla distanza socio-culturale e dal fatto che siano stati spinti da pulsioni modaiole, esistenzialiste, culturali, artistiche e/o alcoliche, due dati fondamentali accomunano tutti i BodyArt, senza esclusione alcuna: il primo è un innegabile, incontenibile e sconsiderato cattivo gusto che in uno o più momenti di inopinato autolesionismo, li ha spinti a scegliere il tatuatore più negato del continente per consegnarglisi affinché potesse far impunemente scempio del loro corpo. Il secondo, direttamente collegato al primo, è la totale inconsapevolezza di essere diventati una figura in grado di dare nuovo significato ai termini “antiestetico” e “cattivo gusto”.

COME RICONOSCERLO:

Ormai da parecchi anni il tatuaggio è stato ampiamente sdoganato e fa orgogliosa mostra di sé anche al di fuori degli ambienti di nicchia in cui era relegato. La percentuale di persone tatuate è dunque numerosissima ma, attenzione, non basta un misero tatuaggio per potersi fregiare del titolo di BodyArt. Quello col tatuaggio più brutto che essere umano abbia mai osato ospitare sul proprio corpo, infatti, o si è fatto tatuare da un cane o, pur avendo scelto un tatuatore di discrete capacità, ha preteso un tatuaggio orribile che l’altro, fedele al detto “attacca il ciuccio dove vuole il padrone” ha eseguito senza farsi troppi scrupoli.
Altro dato fondamentale per essere sicuri di trovarsi in presenza di un BodyArtè che tale bruttezza non è un dato soggettivo, ma un dato universale e incontrovertibile che sfugge solo a due persone, il tatuato e il suo tatuatore.
Al fine di rendere più facile e immediata la sua individuazione stileremo qui di seguito una brevissima lista delle tipologie più diffuse:

Il Patchwork: è quel soggetto che nel corso degli anni si è fatto ricoprire di tatuaggi disarmonici che pochissimo hanno a che vedere l’uno con l’altro. Tali raffigurazioni che, se prese singolarmente potrebbero anche avere una propria dignità e una vaga giustificazione estetica, messe l’una accanto all’altra diventano una cacofonia di forme e contenuti raccapriccianti. Non di rado, sul corpo di un Patchwork, possiamo trovare madonne estatiche accanto a fate elfiche, teschi corrucciati, croci celtiche e paperini sorridenti. Il tutto sapientemente condito con qualche tribale sformato.
Il Post-it: è quello delle scritte. Sostanzialmente si considera al pari di un frigorifero su cui appuntare tanti postit, tanto per tenere a mente alcuni concetti basici che in uno o più momenti della sua vita hanno colpito i due o tre neuroni di cui è dotato. Il suo corpo è dunque un susseguirsi di diciture emblematiche scritte in corsivo o in gotico, che riportano nomi, date, frasi di canzoni, ultime parole famose, proverbi, osterie e chi più ne ha più ne metta.
Il Pentito: è quello che dopo essersi, per l’appunto, pentito di un primo tatuaggio (fatto probabilmente in un momento di debolezza o di eccesso d’alcol), ha deciso di trasformarlo in altro e/o occultarlo ricoprendolo di tinte unite funeree o trame fittissime e prive di senso. Inutile dire che, come spesso avviene, la cura si è rivelata ben peggiore del male.
Il Memento Mori: è quello che si è tatuato da giovane senza considerare il fatto che, prima o poi, sarebbe invecchiato. Adesso, quello che originariamente poteva anche essere un bel tatuaggio, si è trasformato in una grottesca caricatura che sembra voler ricordare al mondo che cenere siamo e cenere torneremo, ma nella fase di mezzo i nostri pettorali e le nostre pance possono perdere drammaticamente elasticità.
Il fan: è quello che deve tassativamente rendere omaggio all'idolo della sua vita. Non importa di chi si tratti, se sia un cantante, un attore, un personaggio appartenente al mondo della letteratura o un'icona dei fumetti, l'amore insano e profondo che il BodyArt nutre nei suoi confronti necessita di un gesto d'amore definitivo... il tatuaggio.
Il Sinergico: è quello che racchiude in sé due o più categorie precedenti, combinandone in modo sapiente gli effetti devastanti e raccapriccianti.
Il timido: in realtà non fa propriamente parte di questa categoria, ma merita di essere menzionato ugualmente: è quello che doveva farsi tatuare, perché è una questione di moda e di status sociale, ma non ha avuto il coraggio di fare le cose per bene e, quindi, ha optato per uno o più tatuaggi microscopici, dislocati, il più delle volte, in parti strategiche del corpo per non essere troppo invasivi.

COME REGOLARSI:
Benché si sia portati erroneamente a pensare che Quello col tatuaggio più brutto che essere umano abbia mai osato ospitare sul proprio corpo, abbia fatto del male unicamente a sé stesso, tale soggetto nasconde, in realtà, un altissimo potere distruttivo perché, di fronte allo scempio tatuatorio che egli ospita impunemente, l’osservatore dotato di un minimo di senso estetico precipita in uno stato ipnotico-catartico che coniuga in sé la sindrome di Stendhal e quella di Stoccolma. Alcune persone particolarmente sensibili, potrebbero non riprendersi mai più, altri potrebbero precipitare in un pericoloso stato confusionale da cui riemergeranno solo settimane più tardi, scoprendo di essersi fatti tatuare in parti del corpo che non sapevano neanche di possedere.
Insomma, il BodyArt, al pari della mitologica Medusa, non va MAI guardato direttamente perché forse non tramuterà il vostro corpo in pietra ma lo farà senza ombra di dubbio alla vostra anima.

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